OTRANTO PORTA D’ORIENTE

Il comune più a Oriente d’Italia è tra i borghi più belli d’Italia.
Conosciuta dai turisti per la bellezza delle sue coste, cosiddetta “Bisanzio del Salento” la città di Otranto propone, nell’ancora intatto nucleo medievale, uno scenario di incantevole bellezza: sui vicoli tortuosi, circondati dalle alte mura aragonesi, che ancora ricordano la strenua lotta che gli Idruntini condussero contro i Turchi, dominano la solenne Cattedrale normanna, la piccola chiesa bizantina di S. Pietro, il Castello aragonese.
Le numerose popolazioni, che hanno lasciato le loro tracce nella città, testimoniano il suo ruolo di centro di scambi non solo commerciali, ma religiosi e culturali con tutto il Mediterraneo che ha reso fin dall’antichità Hydruntum il “Porto d’Oriente”.

STORIA
La posizione del sito di Otranto, con la possibilità di un porto e di rifornirsi di acqua dolce, ha fatto sì che il luogo fosse abitato già da età molto antica. Ad un insediamento di capanne dell’età del Bronzo, si sostituisce dal IX secolo a.C. un villaggio messapico. Diventa poi municipio romano, importante per la sua collocazione lungo la via Traiana Calabra. Massimo splendore della città si ha con l’età bizantina, dal VI al XII secolo, quando la città diventa la capitale della Terra d’Otranto.
Conquistata dai Normanni la città continua a rivestire una certa importanza e così fino a che i Turchi non la conquisteranno nel 1480.
Oggetto di romanzi ancora al giorno d’oggi, l’episodio della presa di Otranto è particolare per il suo valore emotivo, soprattutto dal punto di vista cristiano. Stentando ad arrivare infatti le truppe aragonesi, gli Idruntini riuscirono per breve tempo, con grande coraggio, a difendere la loro città. Quando i Turchi riuscirono ad entrare e imposero la conversione, coloro che erano sopravvissuti alla battaglia rifiutarono di abbandonare la propria fede cristiana per aver salva la vita. Si racconta che a 800 uomini fu tagliata la testa sul Colle della Minerva. Ma i loro corpi senza vita, abbandonati alle intemperie, rimasero intatti fino a che, un anno dopo, Alfonso d’Aragona non liberò la città e ai martiri fu data degna sepoltura. Le loro ossa sono oggi conservate all’interno della Cattedrale, nella Cappella dei Martiri e il loro culto, a Otranto, è molto forte. Al centro della cappella viene conservato, all’interno di un altare, il cosiddetto “masso del martirio”, la pietra su cui, si vuole, furono eseguite le decapitazioni.
Alfonso d’Aragona ricostruirà il castello e le mura di Otranto, a lui è infatti dedicata la Porta Alfonsina che dà accesso al centro storico, ma la città non raggiungerà mai più lo splendore di un tempo avviandosi ad un lento declino che continuerà nei secoli seguenti.

I MONUMENTI DI OTRANTO

CASTELLO ARAGONESE
Il Castello Aragonese fu costruito sotto Ferdinando d’Aragona tra il 1485 e il 1498, dopo la liberazione di Otranto dai Turchi sui resti di una più antica fortificazione, e venne rafforzato durante il periodo spagnolo. Il Castello è posto nell’angolo sud – ovest della città. Ha una struttura trapezoidale con tre torri circolari poste a tre degli angoli, mentre dal quarto angolo si stacca uno spuntone a forma di lancia, realizzato dall’architetto Tiburzo Spannocchi alla metà del 1500. Il quinto angolo non presenta torri. Con i lavori di rimodernamento eseguiti
verso il 1574 si sono conservate le tre torri circolari rivolte verso la terraferma. Intorno al Castello gira un ampio e profondo fossato.
L’interno della torre di Sud-Ovest, suddivisa in tre piani, è caratterizzato dalla presenza di tre ambienti costruiti con volte a calotta conosciute come “sale dell’eco”.
Sull’ingresso al castello è posto lo stemma di Carlo V e quello del vicerè don Pedro da Toledo; sulla parte alta della torre posta a destra dell’ingresso si trova invece lo stemma di Pietro Giron, vicerè di Napoli dal 1581 al 1586. Varcato il portone d’ingresso, attraverso un androne in cui è visibile un’apertura trasversale dalla quale veniva calata la grata di ferro di chiusura del ponte levatoio, ci si immette nel cortile centrale dove si trova una scala che conduce ai piani superiori; sempre sul cortile si affaccia una cappella il cui ingresso è sormontato da un’epigrafe del 1707 che fa riferimento al castellano dell’epoca. Le sale inferiori alla piazzetta sono ricche di scorciatoie, sotterranei e vie di fuga.

CATTEDRALE
La cattedrale di Otranto viene costruita in età normanna dal vescovo latino Guglielmo (1080-1088) in opposizione all’antica cattedrale bizantina (chiesa di San Pietro) e al rito greco qui praticato. La struttura subì molte demolizioni durante la dominazione turca, quando venne trasformata prima in stalla, poi in moschea. Venne ricostruita alla fine del ‘500, in età rinascimentale; a questo periodo appartiene il portale laterale, dove è raffigurato, nell’architrave, Cristo Pantocreatore, mentre ai lati 8 dignitari ecclesiastici, tra cui l’arcivescovo Serafino, che aveva preso il posto di Stefano Agricoli, trucidato dai Turchi.
Negli anni Ottanta, durante i lavori di restauro al mosaico pavimentale, furono rinvenuti resti ascrivibili ad un mosaico romano del IV-V secolo conservati nell’adiacente Museo Diocesano.
Già nella facciata sono leggibili varie fasi storico-artistiche dell’edificio. La struttura a capanna tipica del romanico pugliese, il bellissimo rosone di stile gotico, fatto costruire dall’Arcivescovo Serafino da Squillace, il portale di età barocca.
La struttura interna è a croce latina, divisa in tre navate sorrette da colonne marmoree di spolio.

 

Nel XIII secolo la Cattedrale viene affrescata, ma la maggior parte di tale opere furono distrutte o coperte dai Turchi quando trasformarono il luogo prima in stalla e poi in Moschea.
Nel 1482 l’abside di destra viene allargata per dare sepoltura ai resti dei Martiri di Otranto. Agli inizio del Cinquecento Gabriele Riccardi decora la cappella, ma di questo intervento rimangono solo le quattro colonne addossate alla parete laterale della navata destra. L’attuale Cappella dei Martiri, di età barocca, ha forma ottagonale, e sui lati si possono osservare le teche che custodiscono le ossa dei martiri idruntini. Al centro della cappella, all’interno dell’altare, è collocato il “sasso del martirio”.
Nel 1693 l’Arcivescovo Francesco Maria De Aste copre la navata centrale e il presbiterio con un soffitto ligneo a cassettoni, abbatte l’iconostasi e costruisce l’arco trionfale.
Nel 1747 l’Arcivescovo Michele Orsi fa costruire l’altare maggiore in marmi pregiati, il coro ligneo, la balaustra in marmo del presbiterio, la Cappella del Santissimo Sacramento e i due fronti delle cappelle delle navate laterali, le acquasantiere, le tavole dipinte che coprono le capriate del transetto e fa stuccare le pareti. Nell’eseguire questi lavori, diversi metri quadri del mosaico pavimentale vengono coperti.
Da una scala nella navata destra si accede alla cripta, della caratteristica forma “ad oratorio”, sorretta da colonne e capitelli di spolio, alcuni figurati, risalenti fino all’XI secolo. Ha il compito di compensare il forte dislivello del terreno nel punto in cui si costruisce la cattedrale ed è suddivisa in quarantotto campate quadrate, coperte a crociere e concluse ad oriente con tre profonde absidi.
Preziosi sono i capitelli figurati dell’XI secolo. Figure e motivi riconoscibili di volta in volta nella manifattura dell’avorio, nei tessuti e bronzi di provenienza nordica coniugati con il bestiario di tradizione orientale. Sulle pareti affreschi di influenza bizantina, in particolare la Madonna col Bambino nell’abside mediana, della seconda metà del XVI secolo, un coevo San Francesco d’Assisi e un Presepe tardo cinquecentesco.

IL MOSAICO
Elemento di maggiore attrazione è il mosaico pavimentale, realizzato su commissione del vescovo Gionata tra il 1163 e il 1165 dal monaco Pantaleone — Approfondisci l’argomento nell’articolo dedicato

MUSEO DIOCESANO DI OTRANTO
Il museo viene inaugurato all’interno di palazzo Lopez dal cardinal Ruini nel 1992. Il museo conserva arredi liturgici, opere di scultura, pittura e fregi architettonici, opere provenienti dalla Cattedrale e da altre parrocchie della Diocesi di Otranto. Particolarmente importanti sono i resti del mosaico tardo – romano raffigurante motivi geometrici, risalente al IV – V secolo, rinvenuti al di sotto del pavimento musivo della Cattedrale.

CHIESA BIZANTINA SAN PIETRO
La cattedrale bizantina fu eretta tra la fine del IX e l’inizio del X secolo nel punto più alto dell’insediamento; rappresenta una delle strutture più importanti dell’arte bizantina in Italia Meridionale. La tradizione vuole che la chiesa sia stata fondata proprio da San Pietro che di ritorno dall’Oriente sbarcò in Salento e battezzò gli abitanti di Otranto fondando la prima chiesa. L’episodio è ricordato dalla statua barocca di San Pietro conservata all’interno, opera di Cesare Penna.
Presenta pianta a croce greca inscritta in un quadrato con tre absidi estradossate, quella centrale più ampia rispetto alle laterali e provvista di tre fonti di luce. L’incrocio dei bracci è coperto da una bassa cupola emisferica, illuminata da quattro piccole finestre rettangolari, e impostata su quattro pennacchi poggianti su pilastri cilindrici. I bracci della croce hanno alte volte a botte, mentre i quattro vani angolari sono coperti da basse botti con orientamento Est-Ovest. Dei numerosi strati di affreschi che decoravano tutte le pareti interne, sono ancora conservate alcune interessanti rappresentazioni di epoche diverse. Le più antiche, collocate nella volta a botte a sinistra, raffigurano La lavanda dei piedi e l’Ultima cena, una scena frammentaria del Tradimento di Cristo nella volta a botte del vano angolare Nord-occidentale. Un’altra scena frammentaria dello stesso ciclo, la Natività e Arrivo dei Magi, si legge sul muro Nord del braccio occidentale. Il secondo strato è quello più esteso tra tutti, si trova sulle pareti e volta del braccio orientale, parete bassa dell’abside e intorno alla stessa. Le scene che si riconoscono sono l’Annunciazione, un Padre della Chiesa, medaglioni con angeli, la Natività, l’Anastasis, la Pentecoste, mentre sulla volta del braccio Nord troviamo scene della Genesi, e nella parete del braccio Sud le scene della Presentazione al Tempio e Battesimo. Il terzo strato di pittura, sebbene limitato, è importante perché rilascia l’unico ritratto di donatore e iscrizione dedicatoria. Il quarto e il quinto strato sono molto deteriorati: nella conca absidale compare una data (1540) che si trova nella bordura della Madonna in trono con Bambino. Il quinto strato affrescato è piuttosto esteso: lo troviamo nell’abside e sulla parete della navatella angolare di Nord-Est con una Madonna con Bambino tra i santi Nicola e Francesco da Paola e sugli pseudo-capitelli con busti di santi.

Photo Credit @Bruno Barillari, @Paolo Laku, @Marco Bianchi

Nel XIII secolo la Cattedrale viene affrescata, ma la maggior parte di tale opere furono distrutte o coperte dai Turchi quando trasformarono il luogo prima in stalla e poi in Moschea.
Nel 1482 l’abside di destra viene allargata per dare sepoltura ai resti dei Martiri di Otranto. Agli inizio del Cinquecento Gabriele Riccardi decora la cappella, ma di questo intervento rimangono solo le quattro colonne addossate alla parete laterale della navata destra. L’attuale Cappella dei Martiri, di età barocca, ha forma ottagonale, e sui lati si possono osservare le teche che custodiscono le ossa dei martiri idruntini. Al centro della cappella, all’interno dell’altare, è collocato il “sasso del martirio”.
Nel 1693 l’Arcivescovo Francesco Maria De Aste copre la navata centrale e il presbiterio con un soffitto ligneo a cassettoni, abbatte l’iconostasi e costruisce l’arco trionfale.
Nel 1747 l’Arcivescovo Michele Orsi fa costruire l’altare maggiore in marmi pregiati, il coro ligneo, la balaustra in marmo del presbiterio, la Cappella del Santissimo Sacramento e i due fronti delle cappelle delle navate laterali, le acquasantiere, le tavole dipinte che coprono le capriate del transetto e fa stuccare le pareti. Nell’eseguire questi lavori, diversi metri quadri del mosaico pavimentale vengono coperti.
Da una scala nella navata destra si accede alla cripta, della caratteristica forma “ad oratorio”, sorretta da colonne e capitelli di spolio, alcuni figurati, risalenti fino all’XI secolo. Ha il compito di compensare il forte dislivello del terreno nel punto in cui si costruisce la cattedrale ed è suddivisa in quarantotto campate quadrate, coperte a crociere e concluse ad oriente con tre profonde absidi.
Preziosi sono i capitelli figurati dell’XI secolo. Figure e motivi riconoscibili di volta in volta nella manifattura dell’avorio, nei tessuti e bronzi di provenienza nordica coniugati con il bestiario di tradizione orientale. Sulle pareti affreschi di influenza bizantina, in particolare la Madonna col Bambino nell’abside mediana, della seconda metà del XVI secolo, un coevo San Francesco d’Assisi e un Presepe tardo cinquecentesco.

IL MOSAICO
Elemento di maggiore attrazione è il mosaico pavimentale, realizzato su commissione del vescovo Gionata tra il 1163 e il 1165 dal monaco Pantaleone — Approfondisci l’argomento nell’articolo dedicato

MUSEO DIOCESANO DI OTRANTO
Il museo viene inaugurato all’interno di palazzo Lopez dal cardinal Ruini nel 1992. Il museo conserva arredi liturgici, opere di scultura, pittura e fregi architettonici, opere provenienti dalla Cattedrale e da altre parrocchie della Diocesi di Otranto. Particolarmente importanti sono i resti del mosaico tardo – romano raffigurante motivi geometrici, risalente al IV – V secolo, rinvenuti al di sotto del pavimento musivo della Cattedrale.

CHIESA BIZANTINA SAN PIETRO
La cattedrale bizantina fu eretta tra la fine del IX e l’inizio del X secolo nel punto più alto dell’insediamento; rappresenta una delle strutture più importanti dell’arte bizantina in Italia Meridionale. La tradizione vuole che la chiesa sia stata fondata proprio da San Pietro che di ritorno dall’Oriente sbarcò in Salento e battezzò gli abitanti di Otranto fondando la prima chiesa. L’episodio è ricordato dalla statua barocca di San Pietro conservata all’interno, opera di Cesare Penna.
Presenta pianta a croce greca inscritta in un quadrato con tre absidi estradossate, quella centrale più ampia rispetto alle laterali e provvista di tre fonti di luce. L’incrocio dei bracci è coperto da una bassa cupola emisferica, illuminata da quattro piccole finestre rettangolari, e impostata su quattro pennacchi poggianti su pilastri cilindrici. I bracci della croce hanno alte volte a botte, mentre i quattro vani angolari sono coperti da basse botti con orientamento Est-Ovest. Dei numerosi strati di affreschi che decoravano tutte le pareti interne, sono ancora conservate alcune interessanti rappresentazioni di epoche diverse. Le più antiche, collocate nella volta a botte a sinistra, raffigurano La lavanda dei piedi e l’Ultima cena, una scena frammentaria del Tradimento di Cristo nella volta a botte del vano angolare Nord-occidentale. Un’altra scena frammentaria dello stesso ciclo, la Natività e Arrivo dei Magi, si legge sul muro Nord del braccio occidentale. Il secondo strato è quello più esteso tra tutti, si trova sulle pareti e volta del braccio orientale, parete bassa dell’abside e intorno alla stessa. Le scene che si riconoscono sono l’Annunciazione, un Padre della Chiesa, medaglioni con angeli, la Natività, l’Anastasis, la Pentecoste, mentre sulla volta del braccio Nord troviamo scene della Genesi, e nella parete del braccio Sud le scene della Presentazione al Tempio e Battesimo. Il terzo strato di pittura, sebbene limitato, è importante perché rilascia l’unico ritratto di donatore e iscrizione dedicatoria. Il quarto e il quinto strato sono molto deteriorati: nella conca absidale compare una data (1540) che si trova nella bordura della Madonna in trono con Bambino. Il quinto strato affrescato è piuttosto esteso: lo troviamo nell’abside e sulla parete della navatella angolare di Nord-Est con una Madonna con Bambino tra i santi Nicola e Francesco da Paola e sugli pseudo-capitelli con busti di santi.

Photo Credit @Bruno Barillari, @Paolo Laku, @Marco Bianchi

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