IL MITO DEL TARANTISMO

IL MITO DEL TARANTISMO

Il tarantismo è un fenomeno di carattere sia storico che religioso risalente al Medioevo. Molto diffuso soprattutto nell’Italia Meridionale, subì un declino nel XIX secolo, quando la Chiesa cattolica cercò di “cristianizzarlo”; nonostante questo in alcune zone del Salento ha continuato a sopravvivere. La tradizione racconta che la tarantola con il suo morso provocava forti crisi isteriche e che l’unico modo per guarire tale malessere fosse la musica e la danza. Attraverso una suonata, che poteva durare anche giorni, era possibile dare guarigione alla “tarantata”, cioè la persona che soffriva di questo male. Le donne erano le più colpite, in quanto durante la stagione della mietitura le raccoglitrici di grano erano maggiormente esposte al rischio di essere morsicate da questo fantomatico ragno. Il rito che si svolgeva per liberare il “malato” ripete schemi di antichi rituali pagani. L’esorcismo cominciava quando il tarantato avvertiva i primi sintomi del tarantismo e chiedeva che i musicisti giungessero nella propria abitazione, oppure nella piazza principale del paese, per suonare la pizzica: una musica dal ritmo sfrenato. Al suono di tale musica prodotta da strumenti come il tamburello, l’organetto e il violino, il tarantato cominciava a scatenarsi in una danza vorticosa per lunghe ore sino allo sfinimento. Durante questa fase l’ammalato si abbandonava a convulsioni, assumendo delle posture particolari in cui si isolava dall’ambiente circostante. La credenza voleva infatti che, mentre si consumavano le proprie energie nella danza, anche la taranta si consumasse e soffrisse sino ad essere annientata. Il rituale si concludeva quando il tarantato calpestava simbolicamente la taranta per sottolineare la sua guarigione dalla malattia. Spesso però capitava che il dolore fisico, provocato dal veleno del ragno, si riproponeva ogni anno e coincideva con la data del morso iniziale sino a che il ragno responsabile del morso fosse in vita. Questa tradizione subì, con il passar degli anni, l’influenza della Chiesa che cercò di darle una giustificazione cristiana introducendo il culto di San Paolo ritenuto il santo protettore di coloro che sono stati morsicati da un animale velenoso, capaci di guarire per effetto della sua grazia. La scelta del Santo non è casuale poiché si racconta che egli sia sopravvissuto al veleno di un serpente nell’isola di Malta. Oggi, il 29 giugno, in occasione della Festa di San Paolo, i tarantati si recano nella Cappella dei SS. Pietro e Paolo a Galatina per ringraziare il Santo dell’avvenuta guarigione, celebrando una sorta di messa-esorcismo nel ricordo di tale tradizione. Purtroppo il numero di persone che si recano alla Chiesa per dare luogo al rituale è in forte diminuzione e i pochi che vi partecipano sono solo visitatori lontani dall’atmosfera culturale del rito.

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